Quanto è squisito il piacere, che recano i buoni Sonetti, altrettanto è grave il tedio, che producono i difettosi. Anzi dove s’incontrano questi confusi con quelli, quel che c’è di vizioso negli uni suole infastidirci a segno, che non assaggiamo piu quel che v' è di buono negli altri. Il diletto viene distrutto per così dire dal disgusto, e la soavità rimane oppressa da un amaro veleno. Non così succedeva a Tantalo, il quale se non toccava i buoni frutti , non era obbligato almeno a mangiarne degli aspri, ed avvelenati.
Non può ben dunque concepirsi sin a qual segno sia capace d’allettarci il bello di tali componimenti, se non vengono scelti, separati, e schierati da parte i buoni; onde si vegga brillar liberamente, e svilupparsi il loro splendore, senza essere avvilito, ed offuscato dalla caligine , e dalle macchie. Per questo motivo mi sono proposto di scegliere i migliori tra quelli, che furono pubblicati in italiano . Se io sapessi sceglierli veramente bene, Giovanni de la [p. 4] Bruyere mi loderebbe assai; il quale disse, che ‘choisir c’ est inventer’, cioè a dire , che lo scegliere è un inventare. Comunque sia bramerei , che questa scelta potesse meritare il nome di scelta; affine di promuovere quel salubre, delicato, e prezioso piacere, che somministra la poesia , dono sublime , e generoso, che il Cielo ha saputo concedere agli uomini.
Io ammetto quei Sonetti, che sono scherzevoli , e spiritosi a guisa di certi Epigrammi , ovvero quelli, che sanno porgere una certa unzione allo spirito, e non altri. Senza una di queste due doti non mi sembra già , che possano essere di grande preggio. Questo sia detto in genere. Sarei in caso , quando occorresse, d' assegnare in particolare la ragione rispettiva, per la quale ho escluso qualsisia di quelli, che ho creduto a proposito d’escludere. Questo però formerebbe non già l’ opera , che faccio; ma bensì un altra, che io non prometto d’intraprendere. Mi piace più esercitarmi a lodare di quello che a criticare . Qui si tratta d’ impiegare una maniera la più sicura, e la più efficace per aguzzare, e svegliare quell’ appetito , che gli uomini tutti naturalmente hanno per il bello , e per il buono; ma che suole [p. 5] purtroppo addormentarsi, o rendersi ottuso in essi, e questa maniera consiste appunto nel raccogliere insieme, e mettere in vista questo bello, e questo buono; onde possa produrre vive impressioni; le quali da nessuna altra cosa vengono tanto disturbate, e soppresse, quanto dal brutto, e dal guasto, che faccia nell’ istesso tempo delle impressioni opposte.
Questi Sonetti saranno accompagnati dalla traduzione latina. Ho atteso a renderla fedele; ho atteso ciò non ostante a renderla tale , che tutto sembri nato dalle viscere stesse di quella lingua , nella quale traduco; ho atteso a mettere in contrasto le forze della lingua latina con quelle dell’ italiana; ed essendo immenso il bello, ed immense le sue modificazioni , ho atteso, che il mio stile nè Catulliano precisamente fosse, nè Tibulliano, nè Properziano, nè Ovidiano, ma vario, ed appropriato all’ indole varia degli argomenti, di cui tratto. Questo è stato il mio dissegno; i savi Lettori giudicheranno, se ho saputo adempirlo.
Talvolta nelle note propongo qualche cambiamento del testo; perché un sol neo è capace togliere molto del preggio ad un bel Sonetto. Ma questo io faccio, [p. 6] quando ho genio di farlo, ne intendo contrarre l’ obbligo di farlo sempre.
Tutta questa scelta sarà divisa in vari libretti; in fine dei quali potrà avere luogo qualche altra mia poesia. Non porteranno il titolo di tomo primo, nè secondo; giacchè intendo, che ciascuno faccia un opuscolo separato. Ma capitando che io dia altre cose in luce , darò sempre un’ indice delle cose antecedentemente stampate col mio nome.
Attualmente presento un certo numero di Sonetti ricavato da alcuni autori, che ne hanno scritto pochi. Porgo pure la traduzione delle Anacreontiche di Vittorelli , le quali tutte hanno dell’ Epigrammatico. Non avrò difficoltà d’ inserire tra i Sonetti, quando si darà l’ occasione , anche i Madrigali, o altro genere di corte composizioni. Ciascun Sonetto avrà il suo titolo , affinché l’attenzione s' impieghi tutta quanta a gustarlo, senza perdere il tempo a indagare di che tratta. Quando tal titolo sia tralasciato dall’ autore, e venga proposto da me, porterà il seguente segno. {❦} Gradisca il pubblico , e gradiscano gli amici miei la Dedica, che intendo lor fare di queste mie occupazioni.
Avendo io fatto la scelta dei sonetti qui tradotti senza aver tralasciato di stamparne l' originale Italiano, ho ben potuto indirizzare agli Italiani in lingua Italiana il frontispizio, e la prefazione.
Non satis est pulcher: labiis ut dicere natumIpse tuis florem, quem geris ore, queam.
pag. 17. Vers. 21 jacrymae lege lacrymae